La popolazione Palestinese e la loro terra sono sotto occupazione. La frammentazione dei Territori Palestinesi in aree separate e non comunicanti, lo stato di assedio ed isolamento in cui vive la popolazione della Striscia di Gaza, ed ora la costruzione del muro di separazione da parte d’Israele, sono alcune delle cause che aggravano una situazione che diventa ogni giorno più critica.
La sopravvivenza e la sovranità alimentare della popolazione sono quotidianamente minate da azioni come la confisca delle terre e delle risorse idriche, lo sradicamento degli alberi, i blocchi stradali ed il coprifuoco, le restrizioni nell’accesso alle terre agricole ed alle risorse naturali.
In Cisgiordania la popolazione ha gradualmente perso l’accesso al 40% della terra, all’82% delle risorse idriche ed al 66% dei pascoli, a causa delle espropriazioni per la costruzione dei 55 insediamenti illegali di coloni israeliani.
I palestinesi oggi possono accedere ai loro possedimenti solo previo coordinamento con le autorità israeliane, le quali concedono per lo più permessi di qualche giorno durante la raccolta delle olive. Paradossalmente l’abbandono delle terre e il loro sotto-utilizzo espone maggiormente gli agricoltori al rischio di confisca da parte di Israele.
Il 90% dei terreni in cui interveniamo si trova in area C o in aree considerate aride e semiaride e soggette a desertificazione: tecniche di raccolta e conservazione dell’acqua, utilizzo di tecniche tradizionali appropriate per preservare l’ambiente e le sue risorse, aumento della fertilità dei suoli e incremento della produzione agricola è la strategia scelta, assieme con il Land Research Center, per ridurre la dipendenza dal mercato israeliano. Lavoriamo inoltre sul recupero delle antiche colture per contribuire alla ricostruzione di un’identità palestinese che affonda le proprie radici in una storia ben più antica del conflitto israelo-palestinese.
L’obiettivo di sviluppare nelle aree target, tutte in area C, un sistema integrato di gestione del territorio in grado di valorizzare l’agrobiodiversità anche in considerazione dei cambiamenti climatici in atto,è stato declinato attraverso l’adozione di un’approccio integrato di gestione del paesaggio. Aumentare le aree coltivabili al fine di generare maggiori redditi e preservarne la proprietà dalle minacce di confisca dovuta all’occupazione dei territori da parte di Israele, l’adozione di Buone Pratiche Agricole per ridurre il fabbisogno di input e aumentare la redditività delle culture, la applicazione di tecniche di raccolta e conservazione dell’acqua, la distribuzione di sementi resistenti e piantine di alberi da frutto nonché la messa in disponibilità di serbatoi mobili d’acqua e la realizzazione di strade agricole per garantire l’accesso ai fondi sono le principali attività su cui SUMUD in free land si è concentrato.