A SCUOLA DI AGRICOLTURA, A DIFESA DELL’AMBIENTE
Tra i progetti dell’intervento di Cric e Lrc anche l’ingresso nelle scuole: si parte da al-Burj per dare agli alunni gli strumenti pratici per coltivare nel rispetto dell’ambiente e con significativi risultati produttivi anche dove suolo e acqua sono più scarsi. Ad esempio lungo il muro
A scuola di ambiente, mille bambini immersi nei segreti dell’agricoltura e della produzione sostenibile: è l’idea dietro uno dei progetti dell’intervento che da tre anni Cric e Lrc portano avanti a sud di Hebron. Con degli obiettivi importanti: propagare attività e metodologie agricole che aiutino a mitigare gli effetti dannosi dei cambiamenti climatici e ad aumentare la produttività.
L’istituto da cui il progetto pilota è partito e si sta già allargando ad altre scuole è quella di al-Burj. Non un istituto a caso: oltre ad essere il villaggio in cui si sta svolgendo una parte dell’intervento, è qui che ha sede una delle scuole di eccellenza dei Territori Occupati. L’eccellenza è stata sancita da un contest promosso dall’Autorità Nazionale Palestinese che ha eletto la scuola di al-Burj tra le dieci migliori della Cisgiordania.
Siamo entrati dentro le sue classi con Gianluca De Luigi, project manager dell’ong italiana Cric, Mohammed Alsalimiya, coordinatore locale dell’associazione palestinese Lrc, e Eyas Abu Rabada, agronomo e ricercatore del Lrc.
«Nella scuola di al Burj – continua Gianluca – è stato costruito un sistema integrato composto dal sistema di trattamento delle acque reflue, dal sistema per la coltivazione di vegetali con poco terreno a disposizione, dal sistema idroponico (fuori suolo), dal sistema solare fotovoltaico e dal composter. Una struttura pensata per essere riprodotta sia in altre scuole attraverso il Ministero dell’Educazione che a favore della stessa comunità di al-Burj». Un sistema preciso e funzionale: «I pannelli solari forniscono elettricità al sistema idroponico che a sua volta fornisce acqua al terreno, mentre il compost è utilizzato per arricchire il suolo», spiega Elyas.
A monte, dicono, c’è l’intervento del Ministero che da quest’anno ha introdotto l’agricoltura come materia nel curriculum scolastico palestinese. Una spinta forte che punta a collegare la terra all’istruzione: «La proposta che abbiamo presentato al Ministero è stata accolta molto bene e subito ci è stato fornito l’aiuto necessario a portare avanti il progetto attraverso gli environmental club, ovvero i gruppi ambientalisti presenti dentro le scuole. E ora lo sta promuovendo attraverso i social».
«Abbiamo ricevuto già richieste da altre scuole dell’area per fornire loro lo stesso progetto pilota – aggiunge Mohammed – L’obiettivo è dare agli studenti le capacità pratiche relative all’insegnamento dell’agricoltura, attraverso un pacchetto di intervento sostenibile. L’idea è nata dalle richieste delle famiglie dei beneficiari: gli insegnanti conoscevano la nostra attività e hanno pensato bene di coinvolgere gli studenti. E non sono pochi: ad al-Burj gli alunni sono 600, a cui se ne aggiungono 400 di un altro istituto vicino».
I ragazzi di al-Burj saranno i pionieri, i loro insegnanti i primi trainer. Dopo aver ricevuto l’addestramento da Cric e Lrc, il progetto è partito. E saranno loro, bambini e adolescenti, a portare nelle loro case le tecniche imparate a scuola, utili in un contesto particolare come quello palestinese dove confisca di terre, espansione coloniale e mancato controllo delle risorse idriche hanno abbassato drasticamente sia la produttività delle terre che il tasso di occupazione in agricoltura.
«Il sistema che proponiamo è un sistema integrato che permetta di garantire produzione e qualità anche in contesti urbani o in zone dove la disponibilità di terra è più scarsa». Dunque terrazzi, orti domestici, ma anche i territori al confine con lo Stato di Israele dove il muro costruito a partire dal 2002 ha mangiato le terre agricole palestinesi. Da queste parti si è costretti spesso a fare di necessità virtù, a inventare e reinventarsi, un’altra forma di sumud, di resistenza e resilienza sotto occupazione.
Dunque perché non fare un altro passo? Dopo gli ottimi risultati registrati dal progetto di Cric e Lrc e, ora, il lancio dell’agricoltura a scuola, il prossimo step è legare i due interventi al progetto già in cantiere di turismo responsabile, politico, sociale e ambientale. Ovvero, portare qui chi vuole saperne di più.