Partito nel 2014, l’intervento di Cric e Lrc si chiude con risultati che vanno ben oltre le aspettative. Gli obiettivi raggiunti e ampiamente superati saranno alla base di un nuovo progetto che attraverso l’agricoltura e la sovranità alimentare coinvolgerà anche il turismo sostenibile

«Guardando gli indicatori finali del progetto, ci siamo resi conto che i risultati che ci eravamo prefissi non solo sono stati raggiunti, ma sono stati superati».

Sono trascorsi tre anni dall’inizio dell’intervento ecosostenibile per la produttività agricolo-pastorale nelle zone aride del governatorato di Hebron. Terre semi abbandonate, segnate dalla presenza del muro di separazione, dalle difficoltà oggettive degli agricoltori a lavorare appezzamenti che le loro famiglie possiedono da generazioni. La scarsità d’acqua, gli alti costi, l’incapacità di competere con la produzione agricola delle colonie israeliane e il difficile accesso alle terre avevano portato negli ultimi decenni al lento ma costante abbandono di un settore centrale per l’economia palestinese.

Oggi, nella zona di Al-Burj, del bacino di Somara e delle comunità circostanti, Beit Mirsim, Adh-Dhahiriya, al-Bireh (per saperne di più clicca qui) la situazione sta cambiando. In meglio. Tanto da portare al naturale ampliamento del circolo dei beneficiari diretti del progetto: con il miglioramento delle condizioni delle terre, l’umidità del suolo, l’apertura delle strade agricole sono stati gli stessi contadini a riattivare terre abbandonate.

«I dati raccolti ci mostrano il superamento degli obiettivi prefissati tre anni fa – spiega Gianluca De Luigi, project manager del Cric in Cisgiordania – In alcuni casi anche di molto. È il caso dell’umidità del suolo: avevamo previsto un incremento del 35%, abbiamo registrato invece un aumento del 170%. Ma soprattutto abbiamo messo in produzione altre terre oltre agli appezzamenti previsti: la riapertura delle strade agricole ha portato alla riattivazione delle terre contigue».

Accesso diretto, più facilità a trasportare mezzi e sementi, costi minori, l’ampliamento nell’utilizzo di tecniche tradizionali e moderne: un ciclo virtuoso che ha ridato alle famiglie la voglia e l’occasione di tornare a seminare. La riattivazione di altri campi ha di conseguenza portato ad un aumento ancora più consistente della produzione locale e delle entrate economiche delle famiglie. «Ora coltivano perché riescono a raccogliere la produzione, grazie anche all’immagazzinamento dei semi. Anche a ridosso del muro».

«A dare la misura del successo è proprio la fiducia dei coltivatori. La risposta della popolazione è il miglior indicatore e ci fa sperare per il futuro: abbiamo avuto molte richieste da altre comunità, dalle scuole, da altre famiglie. Lo stesso coinvolgimento non solo del ministero dell’Agricoltura, ma anche di quello dell’Istruzione e nel prossimo futuro di quello del Turismo è indice di un’integrazione delle competenze fruttuosa. L’economia locale si sta risvegliando. Un esempio: in questi tre anni, grazie anche al lavoro del Lrc, il ministero dell’Agricoltura ha sposato le pratiche tradizionali reintrodotte a sud di Hebron e le ha applicate ai propri progetti agricoli in Cisgiordania».

Il successo, dicono tutti, andrà replicato. A partire dal prossimo progetto, che combinerà gli elementi di quello in chiusura – sovranità alimentare e riattivazione delle terre – al turismo sostenibile, legando con un filo diretto gli aspetti dell’economia locale con maggiore potenziale. Ad Al-Burj si ristrutturerà il castello (i lavori sono già iniziati, con l’avviamento delle fasi preparatorie, la ricerca bibliografica e gli studi diretti sia sul castello che sull’area circostante), come punto di partenza di un percorso turistico integrato che tenga insieme le varie risorse culturali della zona.

Progetto simile sarà condotto a Teqoa, comunità del centro-est della Cisgiordania, nel governatorato di Betlemme: qui ad essere interessati saranno i collegamenti che dalla municipalità arrivano al Mar Morto, un’area semidesertica che ospita ricchezze architettoniche e culturali nascoste. «L’obiettivo sarà valorizzare un nuovo circuito turistico e renderlo fruibile anche ai disabili – conclude De Luigi – L’idea alla base è strutturare un programma di ospitalità adattando le case di famiglie che hanno già un membro disabile, così da rendere la casa accessibile in primis alla famiglia e poi ai visitatori: un target economico ma anche inclusivo».

 

Item

Unità

 anno

2° anno

 anno

Totale

Numero dei beneficiari

HH

92

208

300

Sbarramenti

483

560

1,043

Muri di contenimento a secco

2,051

2,000

2,500

6,551

Canaloni erosivi

Dunum

90

80

7

177

Area coltivata

Dunum

1,242

1,374

2,200

4,816

Riabilitazione della terra con terrazzamenti

Dunum

14

12

6

32

Riabilitazione della terra con copertura dei canaloni

Ore

102

80

60

242

Riabilitazione della terra / tecniche di conservazione dell’acqua

Dunum

400

350

30

780

Riabilitazione delle cisterne “17 Cisterns”

1,160

1,320

2,480

Costruzione di nuove cisterne “15 Cisterns”

311

800

1,111

Produzione di Compost

Kg

4,000

6,600

10,600

Training

Persone

50

92

90

232

Visite di informazione agraria

Visite

235

85

105

425

Siti di progetti pilota

Dunum

60

30

90

Strade agricole

Km

1.5

3

4.5

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